L’ossessione per la pulizia e per l’ordine: il disturbo ossessivo compulsivo. Risolverlo in tempi brevi con la psicoterapia breve strategica
Tenere puliti e ordinati gli ambienti in cui viviamo è buona norma e anche condizione indispensabile per la qualità della vita nostra e di coloro che vivono con noi. Spesso però pulire e mettere in ordine non è mai abbastanza: lavare, disinfettare, evitare di entrare in casa con gli abiti e le scarpe indossate fuori, cambiare continuamente la biancheria, diventano attività ritualizzate che svelano una forma particolare di disturbo ossessivo compulsivo.
Chi ne soffre, oltre a passare la maggior parte del suo tempo in attività di lavaggio, disinfezione e collocazione di vestiti e oggetti secondo criteri di classificazione quali colore, forma, grandezza, data di acquisto o di scadenza eccetera, costringe anche gli altri membri della famiglia, bambini inclusi, a comportamenti in linea con l’ossessione rendendo loro la vita impossibile. Tali comportamenti riducono inevitabilmente anche la vita sociale perché ogni estraneo che contamini il “tempio del pulito” non può essere tollerato.
Le caratteristiche principali del disturbo ossessivo compulsivo sono l’irrefrenabilità, l’inevitabilità e la ritualità. Lo scopo con il quale vengono messe in atto sequenze di azioni ritualizzate è quello di prevenire o rimediare ciò che si teme, di solito malattie o contagi. Nella maggioranza dei casi il disturbo nasce dal dubbio o dalla paura di essere stati contagiati o di poter contrarre una malattia cui seguono comportamenti di pulizia e disinfezione per prevenire o rimediare il danno.
I rituali devono essere eseguiti sempre nello stesso modo, senza variazioni alcune che scatenerebbero forte ansia e col tempo finiscono per occupare l’intera giornata di chi li mette in atto perché il loro potere rassicurante diminuisce in modo direttamente proporzionale alla loro esecuzione. Per questo motivo alcune persone smettono persino di andare a lavorare invalidando del tutto la loro vita.
La psicoterapia breve strategica affronta il problema attraverso un protocollo specifico messo a punto da Giorgio Nardone, fondatore insieme a Paul Watzlawick del Centro di Terapia Strategica di Arezzo. Tale protocollo utilizza la stessa logica non ordinaria del disturbo: cercare di dissuadere il paziente con motivazioni dettate dal buon senso sarebbe infatti fallimentare. L’intervento verrà comunque calzato, come un abito di sartoria, alle caratteristiche specifiche del disturbo che presenta molte originalità e differenze individuali.
Evidenze scientifiche dimostrano che la psicoterapia breve strategica è la best practice per il disturbo ossessivo compulsivo con una percentuale di guarigioni pari all’89% e una media di 7 sedute per lo sblocco della patologia.
Come afferma Giorgio Nardone il doc è un “cancro della mente” e non ci si può accontentare di un semplice miglioramento della sintomatologia, va debellato del tutto affinché non si ripresenti.
Bibliografia:
Nardone, G., Portelli, C. (2013), Ossessioni compulsioni manie, Ponte alle grazie, Milano.
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