Felici o “sopravvissuti” alle festività natalizie?
Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare
William Shakespeare
Le festività natalizie sono per alcuni il periodo dell’anno più amato e atteso, per altri il più odiato e triste. C’è chi si cimenta in preparativi che richiedono tanta cura e attenzione affinché tutto possa essere perfetto – addobbi, regali, menù per pranzi e cene – e chi evita tutto questo sperando che le festività passino al più presto possibile. Siamo circondati da pubblicità e film che mostrano mondi perfetti e famiglie perfette che diventano un modello da eguagliare ad ogni costo: tutti i conflitti si appianano e si diffonde una miracolosa ondata di buonismo che risolve tutto in una notte e un giorno magici.
Terminato il Natale, si comincia subito a pensare al capodanno. Nella fatidica notte tutto deve essere impeccabile: trucco, capelli, outfit, feste e divertimento. Ma è proprio vero che l’ultima notte dell’anno è così divertente? Da quanto emerge dai racconti della mattina dopo non sembra essere proprio così e la maggior parte delle persone si lamenta di aver speso troppo e di essersi divertita poco.
L’idea del divertimento a tutti i costi ci mette in una situazione paradossale dove la ricerca del divertimento stesso impedisce che questo si realizzi. Nel celeberrimo libro “Istruzioni per rendersi infelici”, Paul Watzlawick descrive ironicamente i paradossi della comunicazione umana sul tema della felicità. Un paradosso che è molto frequente riscontrare nella vita di tutti i giorni è il cosiddetto “paradosso del sii spontaneo”. Sentirsi dire “comportati spontaneamente” o “devi essere spontaneo” suona come un’ingiunzione che trasforma in un comando ciò che, in quanto spontaneo, non dovrebbe essere preteso. Parallelamente, il fatto che una ben definita notte dell’anno sia considerata una notte in cui ci si deve divertire la trasforma il più delle volte in qualcosa di noioso. Il divertimento prescritto finisce per non essere divertente perdendo il suo carattere di naturalezza.
Un altro aspetto riscontrabile è che il periodo delle festività proprio per il focus su armonia, mancanza di conflitti, amore, mette l’accento per converso proprio sull’assenza di queste caratteristiche facendo emergere considerazioni per lo più negative rispetto a parametri ideali. Chi è solo si sentirà ancora più solo e le inevitabili divergenze familiari o di coppia appariranno come la spia di un fallimento in molti ambiti che provoca grandi sensi di colpa. La fine dell’anno induce inevitabilmente a fare dei bilanci che se confrontati con gli ideali di successo e benessere ad ogni costo delle feste fanno apparire tutto come un disastro.
I valori che vengono accentuati durante il Natale anche per dare una spinta ai consumi (in un mondo di armonia e amore il dono ne è la prova), dovrebbero diventare un obiettivo da perseguire quotidianamente, piuttosto che qualcosa da realizzare in pochi giorni ottenendo l’effetto di esaltarne la mancanza. Tutto quello che viene messo in risalto negli ultimi due mesi dell’anno dovrebbe entrare a far parte di uno stile di vita in cui, il rispetto per noi stessi e per chi amiamo, ci porta a concederci quotidianamente momenti per esprimere con piccoli gesti la nostra gratitudine attraverso una corretta gestione dei conflitti e delle nostre emozioni.
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